http://www.ilsegnonews.it Alessandro Foffi/Andrea Ghiazza

Lavoro, più che una speranza, un incubo. Un documentario che parla di lavoro, o meglio dei diritti del lavoro, oramai un ricordo per tanti, troppi italiani.

Così si colloca il documentario “SIC FIAT ITALIA “che sarà proiettato questa sera alle 21, alla presenza dell’autore, alla manifestazione “I ribelli della Montagna” organizzata dall’ANPI alle Tagliate a Quiliano. Ma scorrendo i volti del lavoratori di “Sic fiat Italia” balzano alla mente i volti e le speranze dei lavoratori dell’OCV di Vado Ligure. Storie diverse, ognuna unica, irripetibile, ma con un elemento comune e dominante: la perdita del lavoro. Famiglie in crisi, abbandonate. Uomini soli. A vincere, almeno all’inizio lo sconforto, la rabbia, lo spaesamento. Ma a essere ancora più forti sono la tenacia, il coraggio, la voglia di non arrendersi. Il documentario di Daniele Segre, regista alessandrino (classe 1952), fotografo e documentarista italiano, arriva dopo il successo del film del 2008 “Morire di lavoro” presentato in anteprima alla Camera dei deputati e al Parlamento europeo di Strasburgo. http://www.danielesegre.it/

Perché ha scelto questo evento per presentare il documentario “SIC FIAT ITALIA “

E’ l’evento che ha scelto di presentare il film. Questa scelta, come autore e produttore del lavoro, mi onora.

Tema della manifestazione è la Resistenza. Ieri l'oppressore era il fascismo, oggi è la disoccupazione?

No, l’oppressore è sempre lo stesso, il capitalismo che nei vari decenni ha via via superato ogni argine che doveva controllare e proteggere la ricerca di equilibri sociali per far progredire la civiltà del paese. Questi argini hanno talmente ceduto che oramai si è ritornati alla schiavitù dei lavoratori. L’oppressore, sempre lo stesso nel tempo che ritorna, se ne infischia della vita delle persone: le usa, le calpesta, le getta… Dei morti sul lavoro, dalle vedove e dai loro figli, degli invalidi, degli “esodati”, dei disoccupati. La dominante finanza batte il tempo della nostra, sempre più precaria, vita. La politica non esiste più in un tempo nuovamente maledetto e carico di presagi.

Scorrendo il trailer del documentario e guardando i volti dei lavoratori ci sono venuti subito alla mente le storie di cinque operai licenziati dalla OCV di Vado Ligure intervistati dal nostro giornale il segno. Queste alcune loro battute: “Siamo stati trattati come stracci”, “Pensioni sfumate e futuro incerto”, “Con che spirito ci si alza al mattino sapendo che è già tutto finito?”
Si può parlare di “Sic Vado Italia”?

I volti e le voci dei lavoratori si rincorrono e si intrecciano nei loro dialetti che raccontano e testimoniano di un’Italia che sta soffrendo e ha paura. In “SIC FIAT ITALIA “ (Così sia Italia) prendo spunto dalla vicenda della Fiat, ma il racconto fotografa il tempo e l’atmosfera che drammaticamente sta attraversando il nostro paese, storie molto analoghe a quelle degli operai della OCV di Vado Ligure sono state vissute in altre, e sempre più frequenti realtà, dal licenziamento di tutti gli operai della “Nuova Scaini” di Villacidro in Sardegna, maggior fornitore di batterie per le case automobilistiche tedesche o alle case farmaceutiche straniere che avevano stabilimenti a Lodi e che hanno licenziato centinaia di lavoratori, o addirittura, situazioni ancora più tragiche, dei veri e propri omicidi sul lavoro che rimangono impuniti per paura di parlare da parte degli stessi compagni di lavoro.

A Vado Ligure si è andati contro tutte le leggi ambientali, architettoniche, urbanistiche per costruire una piattaforma per navi dedicata ai contenitori che non hanno più mercato e che sarà data in gestione ad una società danese dal costo, per lo Stato italiano, di oltre 350 milioni. Sarà attiva solo fra cinque anni per probabili 450 posti di lavoro. Avrà la grandezza di 40 campi da calcio e sarà servita da un sovrappasso su cui transiteranno mille tir al giorno pari uno ogni 40 secondi in entrata e uno ogni 40 secondi in uscita.

Lo ha deciso la precedente amministrazione e la città si è ribellata eleggendo un'altra giunta, quella attualmente in carica. L'opera è palesemente inutile e sproporzionata. Le lobby contano più della gente?

Il mio lavoro artistico parte da una necessità, da un'urgenza: dare voce a chi non ne ha. I miei lavori non devono essere fine a se stessi. Devono aprire gli occhi, scuotere le coscienze, far vedere da vicino i problemi e far toccare le difficoltà con mano. Trovo una sensazione di smarrimento di fronte alla solitudine e alla drammatica condizione che ho raccontato e mi auguro possa rappresentare almeno un contributo di riflessione. Le lobby non possono contare più della gente. Dietro ai loro vuoti slogan si nasconde la precarietà della vita. Di molte, troppe vite.

Recentemente sono uscite le percentuali di inquinamento della Tirreno Power di Vado Ligure che hanno rilevato valori molto superiori al massimo previsto per legge. Il danno ambientale è incalcolabile. Anche se non sono riconducibili direttamente alla centrale a carbone secondo alcune statistiche sul nostro territorio le morti per tumori ai polmoni sarebbero il doppio della media italiana. Ha mai pensato a un documentario incentrato esclusivamente su queste tematiche?

E’ un’idea a cui sempre più spesso penso, mi piacerebbe molto occuparmi di un tema così importante, che nella mia ricerca indubbiamente manca. Forse potrebbe essere utile, come lo sono, spero, molti dei miei film. E’ un progetto produttivamente molto impegnativo che richiederebbe la collaborazione e il sostegno di molte realtà perché non sono in grado di poter affrontarlo da solo con la mia società di produzione.